Processo G8: SIULP su dichiarazioni Magistratura democratica..L’autorevolezza della Funzione dello Stato risiede nella terzietà dei comportamenti.

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Ultimo aggiornamento 08/07/2013

 

Sin dagli albori del movimento democratico dei poliziotti, di cui il SIULP è l’unico e legittimo erede, l’impegno del nostro Sindacato è stato da sempre a favore della legalità, della difesa della sicurezza dei cittadini, delle Istituzioni, della democrazia e della giustizia, con piena consapevolezza del ruolo delicato della funzione che svolgono i poliziotti e della necessità di mantenere sempre, e a prescindere dalla convinzioni del singolo appartenente, una posizione di terzietà rispetto alla missione e alle persone che sono coinvolte nel loro agire.

Per questo il SIULP, da sempre, si batte per eliminare le disfunzioni, e contro la mancanza di risorse, che non consentono una efficiente ed efficace amministrazione della macchina sicurezza, giustizia e carcere, ritenuti, dal SIULP, tre vagoni dello stesso convoglio che debbono necessariamente viaggiare alla stessa velocità. Così come ritiene, a maggior ragione quando la funzione dello Stato riguarda l’amministrazione della giustizia, la quale, a differenza della funzione di polizia, che opera nell’ambito di precisi riferimenti normativi, si costruisce sul libero convincimento del singolo giudice rispetto alle responsabilità dei soggetti che deve giudicare, che la terzietà della funzione è condizione imprescindibile affinché il cittadino accetti, serenamente, il giudizio come risultato che, nell’interesse generale della collettività e dello Stato nel suo insieme, ritiene di censurare o meno quel comportamento.

Lo afferma Felice ROMANO, Segretario Generale del SIULP, il primo sindacato del Comparto Sicurezza, dopo aver letto, con un certo stupore, il comunicato della sezione ligure di magistratura democratica riguardante il ritardo della trasmissione degli atti del processo relativo alla sentenza d’appello concernente i fatti verificatesi a Genova nel corso del G8 del luglio 2001.

A tal riguardo, continua Romano, non si può fare a meno di sottolineare che ottenere un rapido giudizio presso la Suprema Corte di Cassazione rappresenta un’esigenza sentita da tutti i poliziotti, innanzitutto, e, sono certo, dagli stessi interessati al procedimento, molti dei quali, va ricordato, già assolti in primo grado dopo un processo durato oltre due anni con due udienze settimanali.

Lo stupore trae origine, prosegue il sindacalista, dal fatto che la stessa puntualizzazione della sezione di M.D. delle disfunzioni degli uffici giudiziari, italiani e non solo di quelli genovesi, che sono croniche e non solo di questo caso, non abbiano riguardato anche la trasmissione della sentenza dei black bloc per gli episodi di devastazione e saccheggio consumati nello stesso G8.

In questo caso, infatti e da come risulta dalle dichiarazioni del Presidente della Corte d’Appello di Genova apparse sulla stampa, sarebbero trascorsi ben 22 mesi prima che gli atti giungessero alla Suprema Corte. Periodo ben più lungo di quello relativo al procedimento che riguarda i poliziotti.

Ecco perché, e da qui lo stupore rispetto alle dichiarazioni, ma anche per sgombrare il campo dal sospetto (che il SIULP ritiene infondato) che una simile uscita, riguardante solo il processo dei poliziotti e non anche quello dei black bloc, in entrambi i casi in alcun modo ascrivibile alle persone interessate, che questa posizione dell’organismo correntizio della magistratura, cui aderiscono numerosi giudici, possa far venire meno la terzietà della funzione della giustizia.

A meno che non si ritenga che vi sia qualcuno che volesse favorire anche i devastatori di Genova.

Nella speranza, conclude Romano, che la diversità di atteggiamento registrata, anche alla luce degli scontri verificatesi a Roma il 15 ottobre scorso o in Val di Susa per i cantieri no tav, non contribuisca ad infondere una sensazione di isolamento e di sfiducia negli operatori di polizia impegnati tutti i giorni nelle piazze del Paese per garantire a tutti i cittadini le loro libertà costituzionali, intanto i poliziotti, compresi quelli sub judice, continueranno a fare il loro dovere al servizio del Paese, dei cittadini e della legalità.

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